Valentina Di Cesare, torna tra le nostre pagine, e sarà Annalaura a parlarci di questo libro.
LA SINOSSI
Gli undici capitoli che compongono “Marta la sarta”, sono incentrati sulla figura di una simpatica donnina di mezza età, nubile e senza figli, commessa da molti anni in una merceria e sarta nel tempo libero per i suoi clienti. La semplicità caratteriale di Marta le permette di attraversare la vita degli altri in modo mai ingombrante, ma allo stesso tempo attivo, sempre disposta, con l’ausilio di luminose riflessioni e un amore vocato ai riti del quotidiano, a carpire da ogni storia quasi una piccola legge dell’esistenza, che non esita a farsi leggenda. Ci ritroviamo così davanti a vere e proprie “fiabe moderne”, in cui spesso i bizzarri episodi narrati non mancano di mescolarsi ad una ironia dolce e penetrante, tanto da raggiungere in alcune pagine la grazia della poesia gnomica. E come in tutte le fiabe, anche qui qualcosa di magico ci ricorda che l’umanità continua a esistere solo grazie al cuore degli eroi, a quella loro capacità di salvare tutti non potendo essere salvati da nessuno.
LA NOSTRA RECENSIONE
Marta ha un sogno che perde di vista a causa della sua quotidianità frenetica. Lavora come sarta presso una nota e storica merceria ed è conosciuta ed apprezzata per la sua precisione e disponibilità verso la clientela. Vive in casa con il cugino Gaetano, abbastanza depresso per aver perso il lavoro oltre che una bici fantastica che gli hanno rubato lo stesso giorno del licenziamento.
La storia profuma molto di quotidianità, di vita comune, per i dialoghi con la nonna, le faccende domestiche e culinarie quando nomina una tavola con canestrelli e torta di ricotta invitanti. E’ davvero toccante la scena raccontata di una nipote che porta alla propria nonna defunta il disegno del mare che non aveva mai visto in quanto la sua vita era stata sempre tra i campi, senza alcuno svago e alcun sogno realizzato. Ecco, il mare era sicuramente un suo sogno e la nipote consiglia di osservare il suo disegno perché solo così può ammirarlo di fronte, dato che adesso, nell’aldilà lo vedrebbe solo dall’alto e quindi da un’unica prospettiva.
Un unico errore pare aver fatto la giovane sarta, ossia pagare in ritardo una tassa, e ciò le comporterà la conoscenza diretta di Nunzia Asolani, famosa e ricca imprenditrice di bottoni, la quale non presenta risentimento per questo ritardo nel pagamento, bensì esplode in una voglia celata da anni di sfogarsi per gli errori commessi, per la crisi finanziaria che sta subendo e per il desiderio di cercare una persona che non abbia doppi fini e che le dia consigli per la risalita.
Marta è una persona che ascolta molto e parla poco ma la cosa più strana è che tutti coloro che vogliono essere ascoltati da lei non solo mostrano un disinteresse per la sua vita e i suoi pensieri, altresì adottano un tono quasi di rimprovero mentre espongono le loro idee.
Al centro del racconto c’è una frase che colpisce e fa riflettere molto “mai e sempre sono due strade sbagliate”. La paziente sarta si ritroverà ad affrontare una vicenda particolare del cugino, discorsi profondi sull’amore, un certo Nando che fa resuscitare mobili vecchi e allo stesso tempo ci parla con loro dandogli anche un nome.
A tratti psicologico e spirituale, questo romanzo incuriosisce a tal punto che si legge in un pomeriggio. Lo stile e il linguaggio scelti sono molto semplici. L’unica critica che mi permetto di fare è che l’avrei preferito un po’ più lungo e forse con un altro tipo di finale.
Libro consigliato!
Buona lettura 😉
Per Destinazione Libri
Annalaura
Ringraziamo Ilaria…