Destinazione…Milena edizioni

milena edizioniMilena edizioni è capitanata da Moreno Casciello, editore che ho conosciuto tempo fa. Ci siamo annusati per un po’ di tempo con calma abbiamo imparato a conoscerci. Ho avuto la fortuna di conoscere persone che collaborano con lui e il clima che si respira con loro è di grande professionalità, di allegria e grande competenza.

Abbiamo chiacchierato con lui…

 

 Ciao Moreno, benvenuto nelle pagine di Destinazione Libri, possiamo offrirti un caffè o preferisci forse una fetta di torta? Che fai nella vita oltre a essere editore? Ciao Alessandra. L’editoria impegna 24 ore al giorno. Non è possibile fare altro, ma quando il lavoro coincide con la tua passione, nemmeno desideri fare altro.

 

Perché sei editore? L’editore è un imprenditore come tanti altri, ma lavora in un campo delicato, quello della cultura. Fare imprenditoria nella cultura non è affatto facile. Se si punta su grossi numeri bisogna accettare compromessi, perché più grande è il campione di utente, minore sarà il livello culturale. Se invece il pubblico è selezionato, le vendite e quindi gli incassi sono minori. Io non ho mai creduto nelle cose facili, il raggiungimento dei propri obiettivi deve essere difficile. È complicato lavorare in editoria, ma la sfida di educare le masse è tanto allettante che voglio provarci.

 

La tua personalità quanto influisce sulle scelte editoriali? Di sicuro l’orientamento dato alla casa editrice mi somiglia molto, indica quello che sono. Ciò ovviamente non può valere per i singoli romanzi, che ormai non scelgo nemmeno più io, ma nell’impostazione e nella scelta delle collane e della grafica c’è molto della mia personalità.

 

Cosa cerchi in un autore? Che sia uno scrittore, e non è facile trovarne. I più sono avventurieri della penna. Altri sono cantastorie da web. Uno scrittore si distingue subito dagli altri, ha potenza espressiva e cura nei dettagli nel comporre le frasi. Per dare credito all’editoria bisogna prendersi cura degli scrittori veri e affossare (anche al punto di essere cattivi) coloro che scrivono per vanità.

 

Gli autori oggi cosa si aspettano dell’editore? Gli autori vogliono subito, fin dalla loro prima opera, distribuzione nazionale, presenza in libreria, tirature esagerate, pubblicità tramite ogni media e rendiconti precisi. Non si chiedono mai se meritano tutto ciò, ma a certe cose ci si arriva, le si conquista. Nella mia attività ho trovato ben pochi scrittori che si siano fidati davvero di me e delle mie scelte. In tanti hanno rifiutato la copertina da me proposta, hanno fatto questioni inutili sulla revisione, sui tempi di pubblicazione, sulla modalità di pubblicizzare l’opera. Dopo quattro anni, se vedo i dati delle vendite mi prendo la mia rivincita: gli autori che hanno venduto di più sono quelli che mi hanno ascoltato in ogni dettaglio. Quindi agli autori dico: fidatevi dell’esperienza dell’editore e non pretendete le vendite, ma meritatele!

 

Editore-autore, i rapporti sono spesso conflittuali, perché questo? In parte ho risposto già nella domanda precedente, ma apprezzo questa ulteriore domanda, perché posso approfondire una questione delicata. Gli autori non hanno una reale consapevolezza del mercato, ma questo è un problema di poca chiarezza e sincerità. La quasi totalità dei numeri che girano intorno all’editoria sono menzogneri.

Da una pubblicazione tradizionale senza contributo dell’autore, questi guadagna più dell’editore, con una media di royalty del 7%, mentre al netto di tutte le spese l’editore da un libro venduto non supera il 4% di guadagno. Col rischio d’impresa, ovviamente. Se l’editore stampa 200 copie di un libro, spendendo per ipotesi 1000€, se non le vende tutte ci va a perdere. L’autore guadagna invece anche se vende una sola copia. Allo stato odierno l’editoria è solo a perdere, mentre gli autori sono convinti che l’editore si arricchisca sui loro lavori, quindi avanzano pretese su pretese.

Gli autori self si inventano vendite e guadagni da capogiro, facendo a gara a chi spara più alto la propria bugia, e il risultato è che l’autore pubblicato regolarmente non si trova coi suoi conti e accusa l’editore di imbrogliarlo. Lo stesso fanno le case editrici a pagamento, che offrono servizi pagati dall’autore stesso e gli fanno credere in chissà quali vendite, che in realtà non ci sono state.

L’altra ragione di conflitti è la distribuzione, ma questo continua a essere un finto problema. Diciamolo una volta per tutte: se un libro è richiesto e piace, lo si trova ovunque; se di quel testo a nessuno frega niente, non si trova e non si vende. E questo vale per Milena Edizioni come per Mondadori.

 

In Italia ci sono circa 10 mila case editrici, tutti dicono che le persone non leggono, eppure… Cosa deve avere un editore per emergere in un mondo commerciale che non è dei più semplici? I numeri editoriali sono certamente bassi: vendere 500 copie di un libro per un autore sconosciuto è un grande risultato. La casa editrice, per emergere, deve avere costanza e idee chiare. Non è necessario pubblicare solo capolavori: in ogni catalogo si trovano testi scadenti, così come libri di grande spessore. È il portare avanti delle idee precise che ti fa apprezzare dal pubblico. Se c’è un capitale di base che permette certi investimenti pubblicitari ben venga, tutto diventa più facile, ma non è necessario. Io ho iniziato con 5000€ e sono arrivato a 4 anni di attività, bilancio in positivo e quasi 50 titoli pubblicati. Se porti avanti idee chiare e lo fai con professionalità i risultati si raggiungono. La professionalità è importante e per fortuna sono circondato da collaboratori di grande talento. Il pubblico deve percepire che l’editore “fa sul serio”.

 

Blog letterari, ce ne sono di tutti i tipi e per tutte le esigenze. Per voi editori sono importanti? Importantissimi, sono una facile fonte di pubblicità e passaparola. Il problema è che non sempre chi ci scrive è competente. Mi è capitato spesso ad esempio di dover fare editing a pezzi di recensioni prima di postarli sul web. Il concetto è quello di prima: la professionalità. Se hai un blog letterario non puoi fare recensioni banali e pubblicarle piene di refusi. Perdi di credibilità. Ma curati bene sono una grandissima risorsa dell’editoria.

 

Un buon libro è quello che ti fa vendere tantissime copie o quel libro che ti lascia il segno?Quello che fa vendere tantissime copie. Io penso che i numeri non mentono mai: se un

moreno e vodka
Moreno Casciello e il libro Vodka & Inferno 

libro vende molto lascia anche il segno. Qualcosa di buono ci deve essere in un libro che ottiene un buon riscontro di pubblico. Qui è necessario un approfondimento. Non si scrive per se stessi, ma si scrive per il pubblico. Un buon romanzo deve dare un messaggio, lasciare sensazioni, come un buon saggio deve insegnare e aprire la mente. Ciò significa pure che quando si scrive bisogna far attenzione a ciò che vuole il lettore. Non si tratta di assecondarlo, ma di rispettarlo. Bisogna sempre chiedersi: perché dovrebbero leggermi? Un giusto mix tra una bella scrittura, un argomento di interesse, una trama avvincente e una precisa posizione etica o sociale è ciò che determina il successo di un’opera. Consiglio a tutti di leggere la saga Vodka&Inferno che stiamo pubblicando noi di Milena Edizioni, per capire che intendo.

 

Quali errori deve evitare un editore? L’’editore impara sul campo. Ci sono molti sbagli che inevitabilmente si fanno, l’esperienza conta più di tutto. L’essenziale sta nella scelta della tipografia, del distributore e dei collaboratori giusti. E ovviamente un piano editoriale interessante.

 

Quali errori deve evitare un autore? La fretta di pubblicare. Deve trovare l’editore giusto, quello che possa prendersi cura della sua opera. Non sempre un grande editore fa bene all’esordiente, perché il suo titolo finisce nel mucchio di 50 o più pubblicazioni mensili, molte firmate da nomi blasonati. Spesso una piccola editrice onesta, che lavora bene e pubblica uno o due titoli al mese, può fargli molta più pubblicità e assisterlo in ogni step.

 

Scrivere perché… (completa tu) Per far leggere le proprie storie. Bisogna sempre ricordare allo scrittore che il lettore avrà a che fare con un’opera in forma scritta, e non con l’autore stesso. Non si scrive per se stessi, non si scrive per espiare, per insegnare, per necessità, per gloria o per noia. Si scrive per produrre opere con lo scopo di intrattenere e/o educare il lettore. E se non si ha nulla di interessante da produrre, esistono tanti hobby, non è necessario dedicarsi alla scrittura.

 

E-book o cartaceo? Dipende dalle aspirazioni. Se si vuole diventare scrittori affermati, quelli presente costantemente in libreria, è bene fare qualche sacrificio economico iniziale e rinunciare all’ebook, costringere i lettori ad andare in libreria a chiederlo. In ogni caso dipende molto dai generi, perché il consumatore digitale ha dei precisi gusti, e con un’indagine di mercato si può individuare un target di età e interessi abbastanza precisi che ci indicano quali generi sono più acquistati in versione e-book.

 

Ti ringraziamo Moreno, per la tua disponibilità.

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