Vi presento Gabriella Grieco, una spa
ssosissima scrittrice che mi ha colpito subito per le sue enigmatiche citazioni sul ragno, un insetto nonchè vero protagonista oserei dire, del suo romanzo di cui parleremo oggi. Spicca subito in lei, la sua autoironia coinvolgente e preziosa. Il suo modo di scrivere
mi piace molto ma il resto leggetelo qui di seguito 😉
Buongiorno Gabriella, ben arrivata tra le pagine di Destinazione Libri.
Buongiorno a voi del blog, e grazie per lo spazio e l’attenzione.
Rompiamo il ghiaccio, cosa fai nella vita di tutti i giorni?
E se invece di dirvi cosa faccio di concreto, vi parlassi dei miei sogni? In fondo, sono i sogni quelli che ci rendono più lieve la vita e io, alla mia età, ancora penso a quel che farò da grande…
Dunque, sogno di vivere in una casetta in un piccolo borgo, con i miei cari, con cani e gatti che mi tengano compagnia, con i miei libri e la mia macchina per scrivere (anche se adesso scrivo al pc).
Oh, ma che c’è? Ah giusto, io già vivo così! Allora, che sogno mi resta? Ma di diventare ricca e famosa, ovvio!
Hai voglia di raccontarci qualche cosa di te?
Se voi avete voglia di sentirlo… Gran parte della mia vita è alle mie spalle, anche se io conto di arrivare almeno agli 85 anni, perché ho ancora tanto da fare, leggere, vedere, scrivere… Per non parlare dei videogames dei quali sono appassionata, specialmente dei GdR! E poi mi piacciono i puzzle – ho una provvista di puzzle di Kinkade da far invidia a molti – mi piace la musica di Loreena McKennitt e di Enya ma, più di tutto, mi piace la solitudine di cui mi circondo per scrivere.
Quanti libri hai pubblicato?
Finora solo quattro. Però ho cominciato a pubblicare soltanto quattro anni fa, prima non avevo mai mandato un mio manoscritto a un editore, quindi direi che mantengo una buona media. Poi ci sono anche una dozzina di racconti in altrettante antologie…
Di cosa parla il tuo libro?
Domanda insidiosa per un libro in cui tutto è basato sull’incertezza in cui cerco di tenere il lettore fino alla fine.
Diciamo che parla non di ordinaria follia, ma di follia che si finge ordinaria…
Una trama complicata la tua come l’hai disegnata, come la tela di un ragno?
Beh, io soffro d’insonnia… e questi sono i risultati!
Qual è stata la parte che più ti ha emozionato?
La fine, quando il Ragno si rivela e mostra la sua emozione.
La scelta dei personaggi come è nata? Perché il ragno?
Sono nati prima il ragno e la mosca, perché mi piaceva l’idea della “danza macabra” tra predatore e preda. Perché il ragno? Il primo input me l’ha dato un ragnetto che, dal soffitto della mia cucina, stava per suicidarsi nel mio piatto di minestra… Non molto furbo, in effetti. Però poi, di notte, è venuto a trovarmi e ha portato compagnia.
Mentre leggevo il tuo libro mi è venuto in mente come flashback il film Saw L’enigmista, anche nel tuo libro c’è questo gioco psicologico tra i personaggi?
Qua non posso rispondere, perché tempo fa avevo anche iniziato a vedere il film, ma non mi piaceva e non sono andata oltre i primi quindici/venti minuti.
Ti trovi alla fine del tuo libro, metti il tuo ultimo punto: che sensazione provi?
Duplice: di soddisfazione perché è finito, di tristezza perché è finito.
Il rapporto con i lettori per un autore è importante, com’è il tuo?
Li amo! I miei lettori, ovviamente. Quelli degli altri autori, invece, li odio per ché non stanno leggendo me.
Tornando seria (seh, vabbe’) ritengo che se i lettori sono disposti a concedere del tempo alle mie parole, pronti a essere da loro catturati, il minimo che io possa fare sia di essere altrettanto disponibile.
Che rapporto hai con i social?
Buono, direi. Mi concedono di allacciare nuovi contatti o di riallacciarne di vecchi, e mi fanno anche mantenere una certa continuità di rapporti con amici e lettori. E questo mi piace.
Gabriella tu leggi esordienti?
Io leggo anche gli ingredienti sulla scatola dei cereali! Comunque sì, leggo molto anche gli esordienti. Tra loro, ma come anche tra gli autori affermati, ho trovato sia perle che… suini.
Scriveresti un genere completamente opposto da quello che hai scritto?
Già fatto! Ho scritto e pubblicato un mainstream, Il silenzio di Rosa, e ho scritto ma non pubblicato (non ancora, spero) un altro mainstream e un romanzo di fantascienza.
Un libro che non leggeresti mai… cosa deve avere o cosa manca?
Non me ne vogliano chi li scrive, ma non leggerei mai un libro di narrativa rosa. È il genere che trovo più noioso in assoluto!
Blog letterari, ce ne sono tanti, sono seguiti secondo te? Cosa pensi di questi?
Sì, ce ne sono tanti, ma vedo che quando sono ben fatti sono anche ben seguiti.
Quanto è difficile far conoscere i propri libri?
Incredibilmente difficile. Uscire dalla ristretta cerchia di amici e parenti è davvero un’impresa, ma ci si può riuscire.
La domanda che non ti abbiamo fatto e che ti aspettavi? falla e rispondi pure
Cosa nei pensi dei concorsi letterari? Dipende dai concorsi. Nel corso del tempo sto imparando a distinguere tra quelli che ti danno soddisfazione ed effettivamente fanno conoscere il tuo nome, e quelli che sono soltanto trappole per gonzi. In genere mi piace partecipare, ma soprattutto vincere! E… beh, qualche volta ho vinto.
Cosa ti piacerebbe rimanga al lettore di questo libro?
Le atmosfere. E la paura.
Gabriella scriverai ancora?
Non ho mai smesso!
Quanto è importante la copertina per il tuo libro?
Credo che abbia una grande valenza, è quella che si offre all’immaginazione del lettore, che lo seduce, lo intriga e lo spinge all’acquisto.
Ti ringraziamo Gabriella, per essere stata con noi, per averci dato la possibilità di parlare di te, e presto ti rivedremo protagonista sempre in queste pagine, per parlare del tuo libro
Il mio grazie a voi, è stato davvero un piacere!
Annalaura