Oggi vogliamo parlarvi di questo autore, si affaccia al panorama letterario con grinta e con tutto il suo estro di artista.
Si affaccia a questo grande mondo chiamato editoria con una storia che ha dei legami molto forti grazie ad una passione trasmessa.
Un autore che ha quel piglio diverso, una storia interessante e coinvolgente…oggi vi facciamo conoscere Francesco…
- Buongiorno Francesco, ben arrivato tra le pagine di Destinazione Libri.
Il piacere è tutto mio, gentile Alessandra. Ero davvero impaziente di scambiare due chiacchiere con la tua fantastica redazione.
- Rompiamo il ghiaccio, cosa fai nella vita di tutti i giorni?
Faccio il commerciante a tempo pieno. Fino a due anni fa, per pagarmi l’università, ho fatto anche il tecnico di pallanuoto. Mi piace essere sempre in movimento. Chi si ferma è perduto.
Hai voglia di raccontarci qualche cosa di te?
- Quanti libri hai pubblicato?
Nel nome dei Grimm è la mia prima pubblicazione nel mondo della narrativa. Ho sempre scritto per passione. Non credevo che un giorno avrei intrapreso la carriera dello scrittore. Per fortuna, quando ne ho avuto l’occasione, l’ho colta senza esitare. Mettere in cantiere sempre nuove storie, ormai, è diventata una missione. Non posso più farne a meno.
- Di cosa parla il tuo libro?
Nel nome dei Grimm è un romanzo fantasy e in quanto tale si destreggia nel mondo dell’impossibile. Al suo interno ho riportate alcune fiabe dei fratelli Grimm, le più celebri, e le ho ricodificate in chiave orrorifica. Lo scopo di Adam, il protagonista, è quello di riviverle come personaggio aggiunto in modo da condurle a lieto fine. Se ci riuscirà, otterrà la possibilità di esprimere un desiderio; al contrario, se dovesse fallire, rimarrà incastrato nel Nulla Eterno per il resto della sua vita. Fa tutto parte di una giostra diretta da Fato, oscuro signore del pozzo dei desideri. Adam è immortale, di conseguenza anela l’unica cosa che non può ottenere: la possibilità di una vita normale. Non sa che come lui ce ne sono altri. Non sa che le fiabe di Fato saranno infarcite di tutte le creature figlie del folklore che infestano gli incubi. Accetta e si mette in gioco.
- Nel tuo libro ci sono molti disegni, li hai fatti tu?
Certo, li ho fatti io. Ho pensato che inserire delle illustrazioni in mezzo al testo potesse rendere la storia più coinvolgente. Mio nonno era un grande pittore… per me, un maestro di vita. Nel mio piccolo, ho voluto omaggiare il suo amore per l’arte come meglio ho potuto.
- Qual è stata la parte più difficile quando hai scritto il libro?
La parte più difficile, e al contempo la più stimolante, è arrivata quando ho dovuto studiare l’Epopea di Gilgamesh. L’Epopea in questione è il testo epico più antico della storia dell’uomo. Tutti i miti e le leggende che sono giunti fino a noi, hanno preso spunto da essa. Le origini dell’immortalità sono celate al suo interno, quindi mi sono dovuto documentare a fondo per padroneggiare l’argomento. È stato divertente, se non entusiasmante. I sumeri, gli assiri e i babilonesi sono stati grandi popoli. La mitologia è “cosa loro”.
- La scelta dei personaggi come è nata?
Il grosso dei personaggi è stato preso in prestito dalle fiabe dei Grimm e da l’Epopea di Gilgamesh. Adam, il protagonista, e i suoi due amori, Amunet d’Egitto e Isabella la cortigiana, nascono invece dalle mie esperienze di vita. Tutti noi siamo un po’ Adam… ambiziosi, temerari e anche un po’ folli. Vogliamo ciò che ci è precluso. Non ci accontentiamo mai di niente.
- Ti trovi alla fine del tuo libro, metti il tuo ultimo punto: che sensazione provi?
Più che provare sensazioni ed emozioni, mi faccio una semplice domanda: “bene… chissà cosa diavolo è venuto fuori”. Mi corcio le maniche e inizio a rileggere. Dopo averlo fatto un buon centinaio di volte, non prima, comincio a provare qualcosa. Con Nel nome dei Grimm è stato sollievo. “Ok, ha senso”, mi sono detto. Non avendo fatto una vera e propria scaletta, avevo il timore di aver trascurato qualche dettaglio ed è lì che si nasconde il diavolo. Adoro le scalette. Mi sentivo in colpa (rido).
- Il rapporto con i lettori per un autore è importante, com’è il tuo?
Credo sia fondamentale. Secondo me un autore non è niente senza il suo seguito. Io scrivo per i miei lettori, che nel mio caso tutti gli estimatori del genere fantasy. Creo storie in funzione di cosa può piacere a entrambi, sia a loro sia a me, e spero sempre di dimostrarmi all’altezza delle aspettative. Se uno scrittore scrivesse solo per se stesso, allora non avrebbe bisogno di pubblicare. Io amo il mio pubblico. Mi fa sentire speciale, quando invece sono solo un sognatore.
- Che rapporto hai con i social?
Sono iper-attivo: posto, twitto, pinno, pubblico, taggo, rispondo, eccetera, eccetera. Cerco di essere un po’ ovunque, sia sui social network che sui social reading. Lo trovo un ottimo modo per farsi conoscere. Credo sia fondamentale averci a che fare. Viceversa, si rischia di rimanere indietro. Ripeto: chi si ferma è perduto.
- Francesco tu leggi esordienti?
Io leggo tutto e tutti. Se devo scegliere un libro, guardo solo il genere. Nome e cognome dell’autore, titolo e casa editrice non contano nulla per me. Le grandi storie si possono annidare ovunque. Se vedo una bella copertina me ne innamoro senza troppi indugi. Sono un tipo volubile, io.
- Scriveresti un genere completamente opposto da quello che hai scritto?
Mai dire mai. Non mi sbilancio.
- Mi ha colpito la dedica che hai fatto, a tuo nonno, perché?
Come dicevo prima, mio nonno si è dimostrato una delle figure più importanti della mia vita. Mi ha insegnato a disegnare. Ha tentato di insegnarmi a dipingere. Quando lo andavo a trovare, mi ha sempre dedicato tutto il tempo che aveva. Il tempo, come si suol dire, è denaro. In tal senso, mi ha reso l’uomo più ricco del mondo. Gli ho dato il libro il giorno prima che morisse, che tra l’altro era anche il giorno del suo 87esimo compleanno. Il destino ha voluto che facesse giusto in tempo a leggere la sua dedica. Ha preso la lente d’ingrandimento e l’ha pronunciata ad alta voce. “Sono commosso”, ha detto. Piango se ci ripenso. Grazie nonno.
- Blog letterari, ce ne sono tanti, sono seguiti secondo te? Cosa pensi di questi?
Sono innumerevoli, quasi impossibili da contare. Credo che siamo un piccolo barlume di speranza in mezzo al mare di “schifo” che si annida nel web. Il potenziale di internet è ancora sottovalutato… un po’ come la cultura in Italia.
Quanto è difficile far conoscere i propri libri?
Se non si ha né tempo né voglia (e ci si chiama “nessuno”, come nel mio caso), è del tutto impossibile. Bisogna impegnarsi a fondo, perché a uno scrittore agli esordi nessuno regala niente. Si devono organizzare presentazioni, partecipare a contest e concorsi, farsi pubblicità dentro e fuori da internet, conoscere gente, fare la spola da libraio a libraio, trattare con i media e molto altro ancora. Solo i più caparbi non mollano. Si è ogni giorno sull’orlo di una crisi di nervi. Sono le piccole soddisfazione a salvarti dal baratro, gli amici, i parenti… e gli effimeri progressi nella classifica di Amazon (scherzo).
- La domanda che non ti abbiamo fatto e che ti aspettavi? Falla e rispondi pure.
Forse, “Francesco, perché proprio il fantasy?”.
Risponderei dicendo che il lettore, quando legge, ha voglia di tuffarsi in un mondo che possa fuggire dalla sua realtà quotidiana, che lo distragga dalle beghe di ogni giorno. Io credo che il fantasy abbia il potere di fare questo meglio di qualunque altro genere letterario. Chiaramente, il mio è soltanto un parere. Ogni genere ha un po’ di magia in sé. Vale sempre la pena di approfondire prima.
- Cosa ti piacerebbe rimanga al lettore di questo libro?
Mi piacerebbe che rimanesse il concetto del “non arrendersi mai”. Il protagonista, Adam, è un eroe atipico. Non ha nulla a che fare con il tipico cavaliere senza macchia e senza paura. È un uomo pieno di difetti e debolezze, in cui tutti noi possiamo immedesimarci. Sbaglia, risbaglia e continua a sbagliare, ma non si perde mai d’animo, non si scoraggia, non molla. Memore dei propri errori, impara e progredisce. È un intrepido… e nella vita bisogna essere senza paura. Arrendersi vuol dire avere paura di vincere, secondo me.
- Francesco scriverai ancora?
Sono già all’opera. Nel nome dei Grimm ha riscosso un discreto successo e mi ha spinto a produrre altro… qualcosa di nuovo. Spero di potertene parlare presto.
- Quanto è importante la copertina per il tuo libro?
La copertina è tutto, come la luna per le maree e il sole per la vita. Una buona copertina vende di più di un buon titolo, se il libro non è già conosciuto. Non è un caso se la gran parte dei testi moderni ha in copertina un volto che ti guarda, che ti cerca. I libri sono vivi. È possibile percepire il loro sguardo come con gli esseri umani.
- Ti ringraziamo per essere stato con noi, per averci dato la possibilità di parlare di te, di voi e presto ti rivedremo protagonista sempre in queste pagine, per parlare del tuo libro.
Il piacere è tutto mio, lo ribadisco. Sono io che ti ringrazio, a te, Alessandra, e a tutta la redazione di Destinazione Libri. Un abbraccio!
Un grazie speciale ad Ilaria, che ci ha presentato questo autore.
Presto la nostra recensione del suo libro.