LA SINOSSI
Cosa succederebbe se tutte le principali case editrici italiane si trovassero raggruppate sotto un’unica sigla?
Giorgio Volpe è il più grande scrittore italiano, una potenza nel campo delle lettere. Alla consegna del nuovo romanzo “Sull’orlo del precipizio”, scopre che una cordata di investitori ha inghiottito la sua casa editrice.
Ora al comando sono caricature in completo scuro che odiano le metafore e “amano le saponette se il pubblico vuole saponette”. Cercando una via di fuga editoriale come un uomo che annega cerca l’aria, Giorgio affonda nel grottesco e nell’angoscia di chi vede messa in discussione la propria libertà di espressione.
Antonio Manzini ha scritto una satira spietata ed esilarante. Una distopia alla Fahrenheit 451, dove è il mondo dei libri a bruciare se stesso e non un potere esterno.
LA NOSTRA RECENSIONE
In questo breve romanzo Antonio Manzini, noto per essere il creatore del Vice Questore Rocco Schiavone, mette da parte la propria creatura per dar vita ad un romanzo che suona come un monito contro una possibile deriva del mondo editoriale.
Protagonista di questa vicenda che ha i toni de “Il processo” di Kafka e di “!984” di George Orwell oltre che, come detto nella sinossi, di “Fahrenheit 451” di Bradbury, è Giorgio Volpe, scrittore di punta della casa editrice Gozzi che da anni ormai pubblica i suoi romanzi. Durante l’editing del suo nuovo romanzo, un’opera di ottocento pagine nella quale il protagonista ha riversato, romanzandoli, alcuni ricordi e alcune storie ascoltate dai propri nonni e parenti, Giorgio Volpe scopre, con suo stupore, prima e costernazione, poi, che la sua vecchia casa editrice, assieme ad altre due, piccole ma “con un grande potenziale”, che si sono fuse dando vita ad un’entità di nome Sigma. Chiamo “entità” la Sigma in quanto della casa editrice ha ben poco. Lì Narrativa, Teatro e Saggistica sono scomparsi assumendo nomi che non significano nulla.
Da questo momento per Giorgio Volpe inizia una vicenda kafkiana alla ricerca, prima, di spiegazioni da parte dei suoi vecchi referenti, i quali sembrano spariti nel nulla e poi di una via d’uscita che gli permetta di sciogliersi da qualsivoglia legame che lo possa legare a quella strana “creatura” nata dalla fusione di tre piccole case editrici.
Giorgio Volpe si troverà ad aver a che fare prima con due editori alquanto inquietanti che pretendono di stravolgere la sua opera epurandola delle parti più pregnanti per trasformarla di una cosetta sciapa che vorrebbe essere un’opera tesa ad incontrare i desideri della più vasta cerchia possibile di lettori.
Una volta che, liquidati, così pensa lui, i due individui, cerca una scappatoia trovandosi immerso in una vicenda misteriosa, degna delle migliori storie di spionaggio, nella quale gli editori ai quali si rivolge o scompaiono misteriosamente nel nulla senza lasciare traccia, oppure fuggono dal protagonista come se fosse un appestato e forse, a voler ben vedere, lo è anche un appestato il quale, al posto dei segni della famigerata malattia, porta impresso il marchio della nuova creatura pseudo e sedicente editoriale che ha nome Sigma.
Questo agile romanzo, del quale non voglio rivelare ulteriori particolari per non guastare il piacere della lettura, rappresenta una satira impietosa e un monito per una possibile deriva del mondo editoriale qualora, anziché sul prodotto, giungesse a puntare sul profitto che da quel prodotto deriva.
È una vicenda che, pur se romanzata e spinta dall’autore a punti estremi e che rasentano l’assurdo, porta in sé i segni di una situazione non propriamente lontana dalla realtà, specie quando si fa cenno al lavoro di certosina demolizione di romanzi che sono classici allo scopo di andare incontro ai gusti, così si pensa, di un maggior numero di lettori.
Per il resto ci troviamo ancora ai confini tra la satira e il monito ma è comunque un monito da tenere sempre ben presente.
Per Destinazione Libri
Riccardo