ANTONIO JUNIOR RUGGIERO CONTROVUOTO

LA SINOSSI

Antonio ha paura di volare. Le turbolenze gli causano degli attacchi di panico che gettano scompiglio sia sui passeggeri che gli siedono nelle vicinanze sia, quando succede che viaggino assieme, alla moglie.

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FOTO FORNITA DALL’AUTORE

Dopo una brutta crisi su un volo per Budapest, regalo di compleanno, Antonio decide di porre rimedio al problema o quanto meno di provarci.

Comincia dunque a frequentare un analista con il quale inizia un processo di analisi approfondita che lo porterà ad esplorarsi e a scoprire che le sue paure hanno origini profonde e comincerà a capire il modo più corretto di affrontare le proprie paure.

 

LA NOSTRA RECENSIONE

Un libro che riunisce in sé una bella storia autobiografica, l’autore è infatti anche il protagonista principale della storia, ad un “manuale di autoanalisi”.

Lo spunto è offerto dalla paura di volare del protagonista. Paura che gli provoca, specie in occasione di turbolenze, attacchi di panico davvero spaventosi.

Dopo il peggiore di questi, Antonio decide di affrontare il problema e comincia a frequentare un analista. Con il dottor Grammatico, nome dell’analista al quale il protagonista di “Controvuoto” si rivolge, dopo un inizio nel quale Antonio si presenta sfoggiando uno sguardo che sembra dire “Lei non potrà mai aiutarmi… Sono nel posto sbagliato” inizia tra i due un rapporto e un processo di analisi su più livelli che porterà il protagonista della vicenda a scoprire molto di sé e di alcuni segreti che hanno finito per sedimentare dentro di lui e a creare, a causa dell’impossibilità di esprimere le emozioni ad essi collegate, un vuoto interiore nel quale trovano casa le sue paure.

Insomma scopre, parafrasando un famoso aforisma, che “Le emozioni taciute generano mostri”.

Il processo di analisi profonda alla quale il professor Grammatico sottopone Antonio, porta quest’ultimo anche a scoprire l’importanza di non farsi imprigionare dalle “credenze”, i preconcetti che ognuno di noi porta in sé e che, si crede, facilitino la nostra vita fornendo delle “soluzioni già pensate”, siano esse positive o negative ma di farsi, con impegno e senza paura di perderci tempo, dei giudizi personali e ragionati sulle cose.

Con il procedere del processo di analisi Antonio imparerà una cosa fondamentale, ossia che “La vita è volo” e che, come per un aereo la natura è quella di volare e che le eventuali turbolenze incontrate non lo portano a modificare in alcun modo quella che è la sua “missione istintiva”, così per l’uomo la natura è vivere la propria vita. E questo indipendentemente dalle eventuali avversità che la vita possa presentargli. Anche perché, come spiegato parlando della natura degli aerei, le avversità nella vita degli uomini, una volta manifestatesi, non comportano di certo un’interruzione della vita.

Un libro che si legge con interesse e che porta a riflettere su noi stessi e su quello che è il nostro atteggiamento nella vita e su quanta importanza rivestano per noi i “non detti” che ci auto imponiamo e le “credenze preconfezionate”.

La lettura è interessante e fa riflettere anche perché, nonostante il protagonista incentri il fulcro della vicenda sulla sua paura di volare, quanto provato dall’autore, può essere adattato dal lettore di turno alla propria situazione particolare.

Infatti, pur non avendo alcuna paura di volare, io non ho avuto difficoltà ad entrare in empatia col panico provato da Antonio in quanto mi sono trovato ad adattarlo alle situazioni che mi creano alcuni problemi che, se non arrivano ai livelli di panico assoluto del protagonista del romanzo comunque sono piuttosto netti. Vale a dire, nel mio caso, certi tipi di scale a chiocciola e di scale di case antiche, se troppo strette e con scalini piuttosto logori.

Un altro punto del romanzo che a me a colpito è stato il metodo adottato dal professor Grammatico di impostare la terapia. Un metodo che non si è limitato a prendere di punta il problema particolare ma è andato ad indagare nel profondo e con una metodologia “a più livelli” quello che, in termini medici e specifici, possiamo chiamare il “vissuto” del paziente.

Queste sono anche le ragioni che mi hanno portato a definire “Controvuoto” come un libro per riflettere.

Leggetelo e ve ne convincerete anche voi!

Per Destinazione Libri

Riccardo

Annalaura

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