MIO NIPOTE NELLA GIUNGLA di Oliviero Beha

Oliviero Beha è uno dei più noti giornalisti italiani e conduttori radiotelevisivi. Le sue trasmissioni, regolarmente censurate da ogni parte polCOP-Beha.indditica, hanno avuto grande seguito e continuano a essere ricordate dal pubblico. Ha scritto per “la Repubblica” e vari quotidiani e settimanali, ed è ora editorialista de “il Fatto Quotidiano”, di cui è cofondatore. Molti i suoi libri, anche di poesie. Per Chiarelettere ha pubblicato: Italiopoli, I nuovi mostri, Dopo di Lui il diluvio, Il culo e lo stivale.

SINOSSI

Soprattutto per un giovane, o per un neonato, il futuro è una muraglia altissima, apparentemente insuperabile e la giungla in cui siamo precipitati sembra inestricabile: diffi cile trovare una direzione. A proteggere il novello Mowgli dalle insidie e dai pericoli non ci sarà nessuna pantera Bagheera, dovrà cavarsela da solo. Ma qualcosa per lui possiamo fare da qui, ora, senza aspettare: chiarirgli le idee, avviarlo o riavviarlo al coraggio e alla libertà di pensiero. E questo libro ci prova, cercando di accorciare le distanze tra noi abitanti di una palude maleodorante, certo italiana ma sempre più planetaria, e la “vegetazione” minacciosa che attende i nostri nipoti. Acuto e tagliente come sempre, Beha questa volta racconta il presente per superarlo, per trovare le parole che non abbiamo più e quelle che non abbiamo ancora, sospesi tra un passato senza ricordi consapevoli e un avvenire pressoché indecifrabile. La salute come merce, la “sindrome da cucina” che avanza, la desertificazione del sapere, il clima impazzito, la memoria truccata, la politica ma anche la camorra e l’Isis, il “fondamentalismo finanziario” del denaro, il messaggio evangelico tra banche, massonerie e mafie, la paura, l’amicizia, gli altri spariti dai nostri orizzonti… insomma la vita che siamo al tempo di Facebook, Instagram e Snapchat. “Un oggi usurato ed estenuato, consumato ancor prima di esserci.” Ecco qualche utensile per il nostro Mowgli e per noi che siamo qui. Senza illusioni ma con un afflato umano intergenerazionale che non spenga le fiammelle interiori di speranza.

LA NOSTRA RECENSIONE

“Il mondo ha sempre riso delle proprie tragedie ed è questo l’unico modo in cui è riuscito a sopportarle” così affermava Oscar Wilde in un tempo ben lontano dai giorni nostri eppure, ora come allora,  il mondo sembra farsi ancora beffe delle situazioni drammatiche in cui versa, ed è proprio di questo mondo sciagurato che parla Oliviero Beha. Il suo racconto offre uno spaccato realistico della società odierna ponendo alcune domande fondamentali, che si riassumono sostanzialmente in: cosa accadrà? cosa stiamo facendo? cosa diventeremo? È un libro, o per meglio dire reportage, che fa riflettere non solo sul mondo in cui viviamo ma anche sul chi siamo e chi vogliamo essere, se  ingenua parte della massa o soggetti distinti e distinguibili, cosa a quanto pare rara al giorno d’oggi perché sempre più tesi a uniformarci e a ridurre le differenze al solo scopo di sentirci parte di qualcosa e non esclusi; ed ecco la corsa all’omologazione che passa dal telefono all’ultima moda all’espressione di concetti uguali con parole identiche.

L’autore ha saputo racchiudere in queste pagine ciò di cui tutti, più o meno, ci lamentiamo. È una sorta di critica alla società attuale che raccoglie il malcontento generale.

Personalmente l’ho trovato diretto, efficace, crudo, sincero nonché preciso, dettagliato e minuzioso riguardo a date, numeri ed eventi il che fa capire che lo scrittore sa bene di cosa parla e non si limita a giudicare, nonostante ciò questa è l’impressione che mi ha dato in alcuni punti della lettura. Benché io condivida molti aspetti del suo pensiero, non  riesco a ritrovarmi in esso per il mondo in cui è stato espresso: un po’ troppo da professore che bacchetta la nuova generazione; non crea empatia (ma forse è normale non essendo un romanzo) con il lettore, bensì un distacco quasi come a porsi a un livello più alto. In alcuni punti più che una critica al mondo sembra una critica ai giovani, una sorta di svalutazione del presente e sopravvalutazione del passato come a voler dire e rimarcare: si stava meglio prima! Sembra che l’autore faccia un po’ di tutta l’erba un fascio e pare demonizzare un po’ troppo facilmente la tecnologia che, se da una parte impoverisce l’intelletto, è da dire che dall’altra arricchisce chi la usa con cognizione.

Detto ciò il libro, ovviamente, è ben scritto (chi non conosce Oliviero Beha!).

Mi è piaciuta molto la sua ironia e l’uso frequente di metafore e similitudini, ma soprattutto mi è piaciuta l’idea originale di fondo ossia la “scusa”  di raccontare l’Italia e il mondo di oggi ad un bimbo, il proprio nipote, per informarlo (informandoci) di ciò che ancora non sa.

Ho apprezzato, inoltre,  il coraggio dell’autore nello scrivere di argomenti così attuali, importanti, la cui esposizione non è poi così semplice come si possa credere sebbene siano argomenti di cui spesso tutti parlano senza davvero sapere e di cui più, purtroppo, si disinteressano.

Devo ammettere che quando ho visto chi fosse l’autore ho avuto un po’soggezione e timore a recensire un suo libro, mi sono chiesta: “chi sono io per esprimere un giudizio sulla sua scrittura?” poi mi sono risposta: sono un lettore e, come è giusto che sia, ognuno può farsi una propria opinione di ciò che legge e la mia è che questo non è esattamente un libro che leggerebbero tutti ma è per tutti, quindi lo consiglio vivamente sia a chi di questi argomenti già sa e sia  a chi invece vuole saperne di più.

Buona lettura.

Per Destinazione Libri,

Marta

 

 

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