Oggi vi presentiamo uno di quei libri che si rileggono volentieri, scritto bene, senza errori, descrizioni semplici che non lasciano dubbi all’immaginazione.
Giacomo un ragazzo di diciassette anni alle prese con i cambiamenti adolescenziali. L’amicizia, l’amore, i sentimenti e le emozioni che si intrecciano, il cambiamento presente in tutto il romanzo permettono al lettore di incuriosirsi e continuare a leggere fino alla fine.
Gabriele attraverso le sue descrizioni fa tornare indietro nel tempo e rivivere la propria adolescenza con le stesse sensazioni e le stesse domande alle quali abbiamo sempre cercato delle risposte.
“Perché deve essere tutto così complicato?” Davvero tutto non è così semplice?
A voi lettori le risposte a queste domande!
Intanto scopriamo chi è GABRIELE ARPINO
Ciao Gabriele, parlaci un po’ di te, cosa fai nella vita?
Nulla di che, più o meno le solite cose che ci si aspetta da un ragazzo della mia età, l’anno scorso ho terminato le scuole superiori e ad oggi sono una matricola universitaria, può sembrare un paradosso, ma non studio letteratura, ho preferito dedicarmi al cinema, la mia seconda grande passione, anche se continuo a sognare di diventare uno scrittore, devo ammettere che mi vedrei bene anche come regista.
Quanti libri hai scritto?
Uno, per adesso soltanto uno e devo dire che è stato sì, molto divertente, ma anche infinitamente faticoso. Essendo un autore emergente ho dovuto arrangiarmi e fare più o meno tutto da solo. Ho perso il conto di quante volte ho riletto l’intero libro (spesso in un paio di giorni) cercando di correggere ogni singolo errore, sia di battitura che di struttura della frase; mi ci sono voluti più o meno un paio d’anni prima di reputarlo “pronto”, quindi adesso mi starei un attimo riposando. Qualche mese fa avevo cominciato un secondo libro e scritto cinque o sei capitoli, ma adesso sono fermo da un po’, anche a causa dell’università.
“Non tutto è così semplice” di cosa parla?
Beh, la trama non è sicuramente complessa: Giacomo è un ragazzo di diciassette anni che vive in un piccolo paese della Toscana. Sagace e socievole, un comune adolescente con l’unico problema di soffrire d’insonnia. Trascorre infatti tutte le notti rigirandosi nel letto cercando di trovare una risposta sensata alla domanda che lo perseguita da tempo: “perché deve essere tutto così complicato?”. Per lui sarebbe tutto molto semplice, ma osservando le persone che gli stanno più vicino si accorge che loro non la pensano allo stesso modo, facendolo dubitare di se stesso al punto da pensare d’essere sbagliato. La situazione cambia quando Guido, il suo migliore amico, comincia ad uscire con Alice, una ragazza del posto. Giacomo si avvicina a lei come mai ha fatto con nessun altro, instaurando con la ragazza un rapporto che lo porterà a conoscersi sotto nuovi aspetti. Data la semplicità della storia, ho cercato di concentrarmi sulla caratterizzazione dei personaggi, in particolar modo del protagonista, e sullo studio del cambiamento, l’unica costante con cui abbiamo tutti a che fare. In altre parole si potrebbe dire che “non tutto è così semplice” parla di me, o meglio, di una vecchia parte di me. L’ho iniziato quando avevo sedici anni e già ad oggi molti dei pensieri scritti in quel libro, che prima reputavo miei, posso tranquillamente affermare che non mi appartengono più come prima.
Le vicende sembrano reali.. è così?
La trama è ovviamente ispirata a fatti reali, ma non è una precisa copia di me o di un pezzo della mia vita. Credo comunque che tutte le persone che scrivano comunichino attraverso le parole parti di loro e della loro storia.
Cosa c’è di Gabriele in questo libro?
Molto, moltissimo di quello che ero e poco, o quasi nulla, di quello che sono adesso e della mia attuale idea di scrittura.
“Perché deve essere tutto così complicato?”
Non potrei dare migliore risposta di quella presente in fondo al libro.
Non voglio svelare nulla… ma perché hai deciso di farlo finire così?
Non sono un tipo da lieto fine, non è realistico, per quello esistono le fiabe; non che io abbia qualcosa contro alle fiabe, mi piacciono moltissimo, solo che preferisco dare alle mie storie un finale più vero, dove magari le cose non sempre vanno come si vorrebbe, ma che in fondo insegnano moltissimo
Com’è nata l’idea di scrivere un libro?
Diventare uno scrittore è sempre stato il mio sogno, fin da quando ero piccolo, anche a sette o otto anni scrivevo delle storie e ricordo che alle scuole medie ne leggevo persino qualcuna in classe. Non ho mai provato a scrivere un intero libro fino a sedici anni semplicemente perché non avevo una storia da raccontare, non avevo nulla da dire e se mancano le idee tanto vale aspettare.
Qual è la parte più difficile nel scrivere un libro?
Credo sia una cosa che vari da persona a persona. Una volta avrei detto che la parte più difficile fosse trovare una storia, ma oggi ho talmente tante idee in testa che mi sembra ridicolo non averne mai pensata qualcuna prima. So che ho appena diciannove anni e sarebbe stato quasi impossibile scrivere qualcosa di interessante prima di ora, ma mi sento già in ritardo, come se potessi essere molto più avanti di quanto sia adesso, non so se mi sono spiegato nel migliore dei modi. Comunque, tornando alla parte più difficile dello scrivere un libro, ora come ora mi viene da dire che sia trovare la giusta forma per dire ciò che si vuole. Le parole necessarie non sempre vengono immediatamente a galla, spesso si nascondono, non ti danno retta, serve molta pazienza.
Ti trovi alla fine del tuo libro, metti il tuo ultimo punto: che sensazione provi?
Per quanto posso dire prendendo in considerazione il mio unico libro posso dire di non aver provato nulla di che, forse appena un velato piacere, magari perché sapevo che la parte difficile sarebbe arrivata una volta terminato il libro, mi riferisco ovviamente alla revisione, alla correzione, alla pubblicazione e alla diffusione dell’opera, per uno scrittore emergente è tutto più difficile e ne sono sempre stato consapevole. Magari la soddisfazione arriverà quando e sempre se, riuscirò a fare carriera nella scrittura.
Cosa ti piacerebbe rimanga al lettore di questo libro?
Mi piacerebbe che questo libro lasci un segno a chiunque lo legga, magari potrebbe spingere qualcuno ad interessarsi maggiormente agli altri ed un po’ meno a se stessi, è sempre stato quello il mio obiettivo, ma anche solo non annoiare il lettore e farlo sorridere sarebbe per me un grande traguardo.
GRAZIE GABRIELE, COMPLIMENTI E DESTINAZIONE LIBRI TI AUGURA IL MEGLIO SIA NELLA SCRITTURA CHE NEI TUOI STUDI!
Veronica