“Se vi capitasse di passare a Napoli, state bene attenti perché un essere completamente vestito di nero, cupo e ambiguo, potrebbe derubarvi di quando di più caro possediate al mondo: la vostra storia.
Lei è Benedetta De Nicola, l’ho conosciuta durante la fiera del libro a Napoli. Sbirciavo gli altra stand, mi soffermavo su pochi, al suo mi sono fermata.
Non sapevo chi era, l’ho guardata negli occhi, neri come quelli di un caffè bollente e subito ho preso in mano il suo libro, ma non sapevo fosse il suo. Rimango ad osservare quella copertina per qualche secondo, lei non mi dice nulla, leggo la quarta di copertina e lei mi chiede:
-Ti piace il caffè?
– Si, mi piace
– Allora questo libro potrebbe interessarti.
Mi racconta di come ha iniziato, rimango stregata dalle sue parole, prendo il libro e me lo porto al mio stand. Il suo libro deve essere vissuto, il suo libro parla di vita, parla di storie, e le racconta con una prepotenza e con una maestria che lasciano intontiti. Succede qualche volta che la lettura diventi veloce, che qualche parola salti, con questo libro a me è successo l’esatto contrario, dovevo tornare indietro e rileggere alcune frasi, che avevo sottolineato, dovevo soffermarmi, dovevo farle mie.
Racconti brevi, qualcuno lungo, qualcuno fuori dalle righe, ma che riesce sempre ad accendere qualche cosa dentro di noi, a volte pungono gli occhi, a volte una lacrima scivola, altre ci si mette a ridere, altre ancora si rimane così, attoniti dalla sua bravura.
...non sapendo come disegnare il mio presente, decidi di iniziare a rubarlo alle persone…
questa frase l’ho riletta più e più volte, l’ho sottolineata e l’ho scritta come messaggio ad un’amica. L’immagine che mi si è materializzata davanti è stata bellissima, ma al tempo stesso malinconica, perché questa giovane autrice è così, ma anche divertente, quando dice:
…Quella mattina mi sveglia con la voglia di caffè che a Napoli si chiama delle tre C, Come Cazz’, Coce e mentre l’ho letta sono scoppiata a ridere, perché è vero, il caffè in questa città deve essere bollente.
Nelle pagine emerge la sua profondità d’animo, emerge la sua passione per la vita ma anche il bisogno sconsiderato di raccontare qualche cosa, e lo fa in modo sublime, conosce la materia, conosce la letteratura, conosce l’arte, mescola, intreccia storie degli altri a emozioni sue.
Gli occhi non parlano, con comunicano: a mio modesto parere gli occhi sono. Punto.
Nel libro troviamo anche brevi poesie, pensieri, troviamo l’amore e l’amicizia, troviamo una persona che si riflette negli altri, che si immedesima e ne tira le fila, si addentra nei pensieri più intimi della gente, e rende vere delle storie. Entra così tanto nella verità che ogni dettaglio, anche quello più simpatico prende una forma di assoluto realismo ed importanza. Non parla di cose impossibili, Benedetta parla di vita vera, quella che si nasconde dietro gli occhi di ciascuno di noi.
Ne: la voglia di caffè troviamo la sofferenza, la paura, che l’autrice affronta e non ostacola, ne parla, ci scherza e la drammatizza, perché quando si soffre dobbiamo avere il coraggio di dirlo, in qualsiasi modo.
Nel libro ci sono delle foto, un progetto fotografico che ha voluto e questo rendono il libro perfetto. Starei ancora a scrivervi altre frasi, starei ore a parlare di lei.
Leggete il suo libro, io me ne sono innamorata.
Grazie Benedetta.
Buona lettura
Alessandra
Metto in lista☺
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Mi hai veramente incuriosito con questa tua recensione. Il libro sembra divertente. Curiosa di leggerlo, grazie.
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grazie a te, il libro è davvero interessante. Il suo lato divertente mette il lettore al muro con una serie di domande importanti che prima o poi ci facciamo. Questi sono gli autori che devono arrivare, devono essere conosciuti. Grazie a te per averci letto.
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