Erika Corvo, noi di Destinazione Libri l’abbiamo definita la donna Vulcano, l’abbiamo conosciuta di persona, un pomeriggio con noi e con DeejayfoxradioStation… davvero una bella esperienza.
ERIKA CORVO
Erika Corvo è un “Fai da Te” umano. Non aspettatevi Miss Universo, perché sono un cesso. A vedermi non mi dareste due lire, ma so fare tante cose, e tutto quello che so fare, l’ho imparato da sola. Sono nata a Milano nel 1958. Madonna, quanto sono vecchia! Sicuramente sono una donna strana: costruisco mobili, aggiusto elettrodomestici, eseguo piccoli lavori di muratura e idraulica, sbianco casa, lavo a mano la biancheria (non ho la lavatrice) preparo medicinali a base di erbe, e mentre faccio tutto questo scrivo romanzi, e leggo manuali di sopravvivenza di Bear Grylls. I miei non mi facevano mai uscire di casa, e il mio unico svago erano i libri. Ho imparato a leggere molto prima delle elementari, solo perché mi annoiavo e non sapevo come passare il tempo. Mio fratello era più grande di tre anni, e andava già a scuola. Quando arrivavano i suoi libri, sussidiario e libro di lettura, lui non li leggeva per tutto l’anno scolastico, io li avevo già letti di nascosto prima di novembre. (“Cosa fai col libro di tuo fratello? Mettilo via che glielo sciupi!” “Ma guardo solo le figure.” Palle. Li sapevo a memoria.) Va da sé che quando venne il mio turno di andare a scuola, mi annoiassi da matti. Loro leggevano Pinocchio, io leggevo Kipling. Loro leggevano I tre porcellini, io leggevo la vita di Pasteur e i cacciatori di microbi. Loro leggevano Piccole donne, io leggevo I Peccati di Peyton Place e Lolita. Loro leggevano Biancaneve, io ci davo già dentro con gli Urania e con Salgari. Non potrei vivere senza leggere o senza scrivere. Mio padre si divertiva a scrivere poesiole, raccontini, filastrocche e cambiava i testi alle canzoni facendole diventare spiritose. Niente di speciale, ma amici e parenti si divertivano alle sue trovate. Io sono cresciuta sapendo che fosse possibile farlo; era una cosa normale, e credevo che tutti lo potessero e lo sapessero fare. Andavo ancora alle elementari quando ho iniziato a farlo anch’io. E lo facevo bene. Ci sono rimasta male quando ho capito che gli altri, invece, non ci riuscivano. Scrivere è sempre stata la mia passione. Ho iniziato col diario, quando ero proprio piccola. Alle medie avevo già scritto varie raccolte di poesie e iniziavo a cimentarmi nei racconti. Ingenui, stupidotti, semplici… ma imparavo cosa si dovesse scrivere, e come farlo sempre meglio. Sono sempre stata spietata con me stessa, non mi sono mai crogiolata pensando di essere brava, se quello che facevo non era perfetto. Quali sono le mie passioni? Secondo gli psicologi, desideriamo principalmente ciò che abbiamo davanti agli occhi e non possiamo avere. Prima passione: la musica: niente soldi per i dischi? (All’epoca c’erano gli LP in vinile) Con il primo stipendio mi sono comprata una chitarra e le canzoni me le sono scritte da sola. Lo studio: avrei voluto fare tante di quelle cose, ma i miei mi volevano per forza ragioniera. Ho mollato la scuola e ho imparato di nascosto, sui libri, tutto quello che mi fosse possibile imparare. Lingue, scienza, filosofia, storia… anche per la patente ho studiato di nascosto. Costruire: bricolage. I primi mobili di casa mia li ho costruiti io. Scrivere: e quello che scrivevo doveva essere assolutamente bellissimo, perché sarebbe stato quello che avrei dovuto leggere io. Medicina ed erboristeria: a parte le vaccinazioni di legge, entrambi i miei figli non hanno mai visto un pediatra. Quando non hai soldi neanche per una scatola di aspirina, anche le medicine te le devi fabbricare da sola e sperimentare su te stessa prima di darle ai bambini. Viaggiare, a qualunque costo; perché, come dicevo prima, i miei non mi facevano mai uscire di casa. Le mie vacanze, per una decina di anni, sono state vagabondare per tutta l’Europa con la sola spesa della benzina, dormendo e mangiando in macchina, lavando le magliette e i jeans nel fiume e facendo la doccia con l’acqua scaldata al sole sul tetto della macchina durante le soste, lungo qualche fiume. Se avevi coraggio, una volta, nell’epoca hippie, si poteva fare… Adesso, credo sia troppo pericoloso; ma la voglia di ricominciare è fortissima. Mi sa che quando smetterò di lavorare, ripartirò. Mi troveranno morta sotto un ponte, ma vuoi mettere il divertimento?… Se questo è il prezzo, lo accetto in pieno. Col primo stipendio mi sono comprata una chitarra. Una vera schifezza, ma chissenefrega? Nell’epoca hippie, tutti suonavano e tutti ti potevano insegnare a suonare.La musica, per me è sempre stata l’eros più profondo. Uno dei miei ricordi più belli è dato da una notte passata a suonare con un certo Davide, incontrato durante un festival musicale. Due chitarre, due cuori. Mai più rivisto. Ma abbiamo suonato i Pink Floyd fino al mattino. Un giorno, (avevo solo diciassette anni) su una rivista musicale, trovo il bando di un concorso indetto dalla Baby Records: “Se non sei un cane e hai qualcosa di nuovo da dire, vieni e faccelo sentire.” I vincitori avrebbero inciso gratis. Avevo già scritto tante belle canzoni… Ok, mi dico! Vado, e mi fanno incidere! Giuro: non era presunzione ma ero certa delle mie capacità e potenzialità. Con la mia ingenuità di ragazzina e la mia “chitarretta”, schifosa col manico storto, vado e gli faccio ascoltare qualcosa. C’erano i “fratelli La Bionda”, come giudici; cantanti dell’epoca. Duemila partecipanti. Chi rimane, alla fine? Io e un certo Enzo Ghinazzi, passato poi alla gloria col nome d’arte di Pupo. I La Bionda mi chiesero come caspita facessi a suonare con quello schifo che avevo in mano, e risposi loro col massimo candore che non potevo permettermi altro… Mi hanno accompagnato in un bellissimo negozio di articoli musicali e mi hanno regalato una chitarra favolosa, che ho ancora adesso e venero come una santa reliquia. Ho inciso “Il mondo alla rovescia”, dieci canzoni. Era il 1977. Ma il mercato, di cantautori impegnati, ai tempi, era stracolmo. Mancavano, invece, cantanti per bambini; Cristina D’Avena non esisteva ancora, e volevano me per quella fascia di mercato. Anche perché, di filastrocche, potevo sfornarne anche cinque o sei al giorno con una facilità estrema. Ma non ho accettato. Cantavo cose impegnate alla De Andrè, che vado a cantare, i Puffi? Ma per favore! Mi sono divertita, ci ho guadagnato una bellissima chitarra, ma la cosa è finita lì. È stato un bel gioco, e basta. Mi sono sposata incinta per andarmene di casa, sposata coi vestiti che avevo addosso e basta. Sposata con un disgraziato, geloso e violento, pur di andarmene: una vita di stenti e d’inferno. Soldi per i libri non ce n’erano, dovevo pensare al bimbo, e si faceva fatica perfino a fare la spesa. E quando il mondo dove vivi non ti piace più, ne inventi un altro; le favole che ti racconti la sera per addormentarti e non pensare che non hai mangiato. I libri che volevo, ho iniziato a scriverli da sola. La storia che avresti sempre voluto leggere e nessuno ha mai scritto. Il tempo passa. Divorzio dal primo disgraziato e ne trovo uno peggiore. Io continuavo a scrivere. I figli sono diventati due. I lavori che ho fatto per sopravvivere sono diventati mille. Parrucchiera, cartomante telefonica, vendita porta a porta, baby sitter, dog sitter, stiratrice, cuoca a domicilio, lavori di bricolage domestico, autista privata, ricamatrice, stiratrice, ripetizioni ai ragazzi delle medie, badante, spesa a domicilio e tanti altri. Poi tornavo a casa e spaccavo la legna per la stufa, sbiancavo i muri, costruivo i mobili con sega, martello, cacciavite e black e decker; ho messo insieme un impianto elettrico, e durante tutto questo ho cresciuto i figli. I romanzi scritti sono diventati nove. Mai fatti vedere a nessuno, perché gli editori, se sono scritti a mano non li vogliono. Quattro anni fa ho trovato un posto come badante presso la suocera di un architetto. Un giorno questi mi dice che, per principio, non legge libri scritti da donne, in quanto li trova troppo melensi e sdolcinati. Gli porto uno dei miei lavori e gli dico: bene, leggi questo, l’ho scritto io. Nonostante fossero più di quattrocento pagine scritte a mano, l’ha letto d’un fiato. Poi mi ha regalato un vecchio computer che teneva in montagna e mi ha detto: copialo e presentalo a qualcuno. È veramente bello. I miei hobby? Medicina, psicologia, storia, erboristeria, lingue straniere. Incredibile, per una donna che ha conseguito solo il diploma di terza media. Forse so fare tante cose proprio perché a scuola non si impara niente… I miei idoli? Eddie Guerrero, Bear Grylls, Socrate, Gandhi, Wile Coyote, Valerio Massimo Manfredi, Piero Angela, Rey Mysterio, Zahi Hawass, Pink Panther, Luciano De Crescenzo, Nikola Tesla, Annibale, Konrad Lorenz, Roberto Giacobbo, Alessandro il Grande, Allen e Barbara Pease, Madre Teresa… elencati volutamente alla rinfusa, alternando il genere dei personaggi. Perché da tutti si può trarre qualche buon insegnamento, di cultura, di vita, di saggezza, di forza, o di autoironia. In mezzo secolo di vita ho collezionato una serie di sfighe impressionanti, ma non ne ho mai fatto un dramma. Anzi, ho sempre cercato di sdrammatizzare tutto, di riderci sopra, di trovare sempre il modo di tornare in pista, e di rialzarmi da ogni caduta. Se non affronti le avversità con una buona dose di spirito, potrai anche essere viva fuori, ma sarai morta dentro. Mi sveglio cantando, ho la casa invasa da uccellini selvatici che entrano ed escono senza paura (li nutro da anni) dalle finestre sempre aperte; tiro avanti facendo mille lavori, e ogni sera ringrazio Qualcuno di quello che ho avuto. “Qualcuno”, può essere chiunque vogliate voi: Dio, il Diavolo, Buddha, Topo Gigio, uno spirito protettore… tanto non sono credente. Credo solo che qualunque sfiga ti possa capitare, ci sia sempre e comunque qualcosa di cui essere grati.
GLI IMPEGNI DI ERIKA
Audiolibri. Per me hanno un potenziale tremendo. Finora sono stati relegati a prodotti di serie B, roba per ipovedenti o non vedenti, fiabe sonore per bambini… Eppure la gente non fa altro che girare con in testa cuffie e auricolari ascoltando musica in ogni situazione. E perché non ascoltare un libro e leggere anche quando si hanno le mani occupate, o in alternativa alla musica? Magari la gente si riavvicinerebbe alla lettura.
Sto giusto aspettando la realizzazione di “Tutti i doni del Buio” in versione audio, ma la lavorazione è parecchio in ritardo. Vi terrò informati. Se ne fossi soddisfatta andrei avanti a produrre l’audio anche degli altri romanzi. Sto ricominciando a scrivere canzoni, e qualcosa ho già postato sulla mia pagina. Sto terminando la copiatura di “Diamond il mio Miglior Nemico”, e quando sarà pubblicato inizierò a copiare “Shadir, i guerrieri ombra”
ERIKA E LA MUSICA
La musica, per me è sempre stata l’eros più profondo. Uno dei miei ricordi più belli è dato da una notte passata a suonare con un certo Davide, incontrato durante un festival musicale. Due chitarre, due cuori. Mai più rivisto. Ma abbiamo suonato i Pink Floyd fino al mattino. Un giorno, (avevo solo diciassette anni) su una rivista musicale, trovo il bando di un concorso indetto dalla Baby Records: “Se non sei un cane e hai qualcosa di nuovo da dire, vieni e faccelo sentire.” I vincitori avrebbero inciso gratis. Avevo già scritto tante belle canzoni… Ok, mi dico! Vado, e mi fanno incidere! Giuro: non era presunzione ma ero certa delle mie capacità e potenzialità. Con la mia ingenuità di ragazzina e la mia “chitarretta”, schifosa col manico storto, vado e gli faccio ascoltare qualcosa. C’erano i “fratelli La Bionda”, come giudici; cantanti dell’epoca. Duemila partecipanti. Chi rimane, alla fine? Io e un certo Enzo Ghinazzi, passato poi alla gloria col nome d’arte di Pupo. I La Bionda mi chiesero come caspita facessi a suonare con quello schifo che avevo in mano, e risposi loro col massimo candore che non potevo permettermi altro… Mi hanno accompagnato in un bellissimo negozio di articoli musicali e mi hanno regalato una chitarra favolosa, che ho ancora adesso e venero come una santa reliquia.
files delle canzoni: https://www.youtube.com/watch?v=lCzNYTVGMaI Il fondo della vita https://www.youtube.com/watch?v=fFCasxoy5nA Un paese chiamato Malinconia https://www.youtube.com/watch?v=GDA3dLEYPgw Il traditore https://www.youtube.com/watch?v=TWrDjHGEHQQ Bei tempi, vecchi tempi. http://www.youtube.com/watch?v=IoIlBltJU7w Stalking Song. L’ultima, Stalking Song, puoi mandarla alla Hunziker, se le piacesse ha la mia autorizzazione ad usarla come meglio le faccia comodo.
Partecipa a Sanremo Writers, con quel sorriso che la distingue, quell’umiltà che spiazza… poi al suo ritorno scrive
Il mio post del Dopo Sanremo:
IO SO CHI HA VINTO! VI SARESTTE ASPETTATI che parlassi della mia premiazione a Sanremo? E invece no. Vi parlerò di VITO PACELLI. Un ragazzo dal passato travagliato e difficile, che ha avuto la sfortuna di toccare il fondo vivendo, in passato, un periodo terribile. Ma ha avuto anche la – fortuna? No, la forza – di sapersi rialzare. Di dare un taglio a quello che l’avrebbe distrutto. Di ricominciare tutto daccapo, di rimettersi in gioco, di chiedere fiducia per poter ripartire con una nuova vita. Non solo. Tanti si sarebbero limitati al rimettersi in carreggiata, che già è un’impresa a dir poco titanica. Vito ha saputo fare di più e meglio. Ha creato dal nulla un’impresa che funziona in un’Italia che non funziona. Ha creato posti di lavoro senza dire nulla quando da anni ci prendono tutti in giro creando disoccupati, fallimenti e sucidi piuttosto che sanare qualcosa davvero. Ha fatto in modo che i sogni di centinaia di autori esordienti venissero realizzati. Ci ha dato concretezza in un paese che annega nelle chiacchiere. Ha saputo arrivare al cuore della Rai con un evento innovativo in festival in perenne agonia di idee e contenuti. Ha saputo ridarci la capacità di sognare, di vedere apprezzati i nostri lavori e di condividere la gioia su queste pagine. Ha regalato un sogno anche a me. Io sono onorata di conoscere questo grande uomo, di aver collaborato con lui, di avergli offerto un prodotto vendibile e appetibile, e di aver condiviso con lui e tutto il suo staff il bellissimo evento che è stato SANREMO WRITERS. Volete sapere in anteprima chi ha vinto? Ha vinto VITO. Con lui, abbiamo vinto anche tutti noi, suoi autori. Erika Corvo
https://www.youtube.com/watch?v=6vowuuWv-SY intervista…Erika
Di cosa parlano i tuoi libri? Devo per forza dar loro l’etichetta di fantascienza e il fantasy, ma io amo definirli Reality Fiction. Uso ambientazioni spaziali o contesti fantastici per poter parlare di argomenti molto, molto terrestri e molto concreti. I temi costanti sono ecologia, psicologia, azione, avventura, amore, scienza… Quello che voglio è che il lettore, terminata l’ultima pagina, si fermi a riflettere. Sui valori della vita, sui pregiudizi assurdi che ci hanno inculcato senza che nemmeno ce ne siamo accorti. Su quello a cui rinunciamo ogni giorno perché non sappiamo liberarci dagli stereotipi e dal vivere la vita che qualcun altro ci ha imposto.
Quanti ne hai scritti?
Finora nove, ma ne ho pubblicati solo quattro. Il prossimo in uscita è “Diamond, il mio Miglior Nemico”, il terzo episodio della serie spaziale con Brian Black protagonista.
Fratelli dello spazio profondo_anteprima corko
Blado 457_anteprima erika corco
TUTTI I DONI DEL BUIO_anteprima erika corvo
Anteprima Black D anteprima erika corvo
Dove possiamo trovarli? Li trovate su tutti i maggiori portali di vendita on line, in più sono ordinabili nelle librerie fisiche del circuito “La Feltrinelli”, “In Mondadori”, “Youcanprint”, e “IBS”.